Biografia

Agostino Palmieri nasce a Rivello (PZ) l’11 ottobre 1958 dove attualmente vive. Musicista da sempre, afferma che senza la cultura della sua terra e delle sue origini, non sarebbe divenuto un musicista. Sin da piccolo, vivendo in un ambiente familiare favorevole alla musica, visto i suoi nonni di cui uno violinista e l’altro fisarmonicista, e suo padre anch’egli musicista e compositore non poteva esserne che, contagiato dalla stessa vena artistica.
Già prima dei dieci anni comincia a suonare la batteria, subito dopo impara a suonare la chitarra e il basso e già a tredici si affaccia per la prima volta nel campo della registrazione collaborando con il padre alla realizzazione di un 45 giri suonando entrambi gli strumenti a corda. Da allora si appassiona anche di tecnica di registrazione. Prima dei diciotto anni si avvicina anche alle tastiere e parallelamente occupa anche il ruolo di musicista nelle due principali parrocchie del proprio paese.
Il padre già compositore per la famosa casa discografica Fonit Cetra, lo contagia verso la composizione quindi, comincia così anche lui a seguire le orme paterne guardando con occhio particolare alle colonne sonore che accompagnano film per il piccolo e grande schermo. Da questa situazione ne è solo infatuato e purtroppo non corrisposto perché ancora non v’è l’indispensabile esperienza e le strade che portano a questo traguardo.
Nel frattempo negli stessi anni sessanta-settanta viene affascinato dai più grandi gruppi musicali pop italiani e internazionali simpatizzando il più delle volte per i chitarristi leader dei relativi gruppi. Sempre nella stessa epoca, così come la chitarra anche il basso lo affascina e lo proietta a seguire altrettanti nomi altisonanti dello strumento a quattro corde. I chitarristi che hanno impreziosito ed emozionato maggiormente Agostino Palmieri sono stati Jeff Beck, Stevie Ray Vaughan, Lee Ritenour, Larry Carlton, Steave Loury mentre il capostipite in assoluto è certamente Pat Metheny ed il suo ineguagliabile Group.
Di quest’ultimo ne ha colto la classe compositiva e l’irraggiungibile tecnica di cui afferma: grazie a lui che la mia sensibilità di musicista ha subìto quell’evoluzione che forse, non avrei mai avuto. Pat Metheny mi ha cambiato la vita sotto ogni profilo, io come musicista posso paragonarmi solo ad una piccola costola del suo immenso patrimonio tecnico-musicale. Altrettanto A. Palmieri ha nutrito le sue basi musicali su famosi gruppi italiani e mondiali come PFM, Area, Spyro Gyra, Steps Ahead, Yellow Jackets e quant’altro di bello e interessante il panorama mondiale ha evoluto nel corso dagli anni sessanta ai novanta.
Quindi, la composizione diventa un binario percorso parallelamente al repertorio altrui che spesso esegue giornalmente nel proprio “habitat musicale” così come nelle escursioni in pubblico in qualità di turnista in gruppi musicali.
Ed anche in questa variegata veste di musicista Agostino Palmieri non si smentisce e dimostra di essere perfettamente all’altezza di assolvere con grande capacità ed umiltà il ruolo di chitarrista, bassista nonché fondatore di gruppi musicali pop-rock.
La composizione è sempre un chiodo fisso, e la tenacia gli presenta le prime proposte per colonne sonore che pervengono dalle piccole compagnie teatrali del posto le quali, con estrema bravura da principianti mettono in scena diverse opere tra le quali come: Spettri di Ibsen, Questi fantasmi di De Filippo etc. Nel tempo ma senza aspettare molto, si fa avanti il teatro professionale e in questa fase collabora con il suo concittadino l’attore/regista Ulderico Pesce il quale, nel corso degli anni gli propone diversi lavori di grande spessore culturale.
I passi più importanti sono le colonne sonore come La Libellula e Diario Ottuso su testi A. Rosselli, Novecento di A. Baricco, e dello stesso Pesce, Storie di Scorie, “Medea” diario di una clandestina e Il Canto di Antigone ove, in quest’ultimo lavoro, lo stesso musicista elabora canti di musica sarda e lucana.
Delle colone sonore dice: “Ogni commento sonoro non è altro che una seconda sceneggiatura”
Contemporaneamente si cimenta alla realizzazione di brani principalmente strumentali di sfondo fusion. Ma la stessa tecnologia che si evolve con rapidità in campo musicale, lo sensibilizza prevalentemente alla tecnica della registrazione e alla ricerca di nuove sonorità. Tutto questo è un continuo avvicendarsi per un traguardo importante per chi come lui, la musica si rappresenta un vero e indissolubile sentimento artistico.
Della stessa composizione dice: “Per me è la massima espressione che porto nel sangue e che da sempre scaturisce dal profondo dell’animo. Ogni brano che compongo, matura da un sensibile sentimento fatto di note, colori e poesia fino a diventare un allegro mosaico. Tutto questo mi fa stare bene con la vita e la gioia di amare ogni cosa."
In campo discografico oggi, vanta una lunga esperienza e fa frutto di un singolare ruolo di arrangiatore diretto ad una intensa attività di sound engineer a cui rivolge particolare preparazione e raffinatezza.
E proprio nel campo tecnologico diretto in prevalenza a quello della registrazione, che mostra una forte vocazione la quale, a volte sembra sovrastare quella di chitarrista. E per quanto evaso poc’anzi, l’artista o per meglio dire in questa occasione il sound engineer, mostra una meticolosa preparazione tecnica acquisita negli anni attraverso lo studio che sul campo. Più volte ha espresso il desiderio di stare felicemente più dietro una consolle che su un palco a far brillare le sue chitarre. E proprio per questa ragguardevole passione ed esperienza che spesso è invitato alla consulenza per allestimenti di studi professionali per la registrazione o per l’intera produzione artistica di lavori discografici.
Nell’estate del duemila otto esce il suo primo lavoro da chitarrista: "Come with me, Friend" in cui mette in luce una grande abilità nei ruoli che lo avvicendano come la composizione, gli arrangiamenti e la registrazione mettendo bene in evidenza le capacità di polistrumentista che da bravo arrangiatore ne fa uso e costume da sempre. Agostino Palmieri in questa fase si distacca dal genere delle colonne sonore e va a rappresentarsi nella sua veste primaria di chitarrista propriamente nel genere in cui si identifica di più: la fusion. Sono 10 brani di raffinato sound che vantano una ricchezza compositiva e tecnica di tutto rispetto, frutto dell'esperienza acquisita in tutti questi anni in cui, ha rivolto maggiore attitudine e sensibilità verso questo genere musicale.
L’attività musicale è sempre in continua ascesa, ma l’artista Palmieri si ritaglia anche un altro fronte diverso dalla musica quello dell’arte di scrivere: ed è proprio la poesia che va ad impreziosire il suo universo culturale-musicale. La vocazione letteraria è sempre fonte di riflessioni per poi trarne dei semplici passi poetici alternati a testi di canzoni, che come lui stesso afferma, quest’ultimi sono solo un segmento di sfogo per momenti alternativi al suo repertorio strumentale nonostante una scontata valenza. La poesia nel suo mondo rimane, un altro tassello più che importante e lodevole.
Nell’estate duemila sedici presenta: Good Morning Italia, lavoro ben congeniato sempre secondo le sue attitudini al genere fusion e alle sue capacità tecniche.
Sono dodici brani più una bonus track racchiusi in temi abbastanza vivaci ma mai troppo aggressivi che ben mettono in evidenza, una chitarra dal carattere rock-fusion dal tocco eccellente e una fantastica sonorità marchio di pregevole raffinatezza. Composizioni molto orecchiabili che possono interessare un variegato pubblico come, anche i meno avvezzi a questo genere di repertorio che al primo ascolto ne potranno rimanere sicuramente entusiasti. Good Morning Italia è tutto quello che esce dalle sue sapienti doti artistiche a dimostrazione di una vera attitudine a ciò che ama di più e da sempre: la musica.
Nel proseguire gli intenti della composizione la vocazione continua ad eviscerare numerosissime composizioni che spaziano in diversi generi le quali, possono essere indirizzate verso obbiettivi diversi come musiche di sottofondo, a messaggi promozionali o documentaristici e non di meno a colonne sonore.
Nel 2019 compone l’Inno alla squadra di pallavolo Rinascita Volley Lagonegro, ed anche in questa veste si dimostra al quanto all’altezza scrivendo testo e musica e la completa produzione del brano.
La bossa nova si mostra per A. Palmieri un altrettanto genere che viaggia quasi di pari passo alla fusion e, quindi, anche su questo non poteva mancare l’esimersi di comporre dieci brani di estrema raffinatezza ricchi di curiosità e prelibatezza per i cultori di questo genere musicale. Altrettanto si spera la pubblicazione di un CD e una Casa Discografica interessata al progetto.
“Penso che elencare tutto ciò che ho fatto non ha senso, quello che conta è rendermi unico e sensibile per tutto ciò che appartiene ai miei sentimenti d’artista e per quello che riesco a trasmettere agli altri”.